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70 la mano tagliata.

berto Alimena, il gentiluomo scettico, aveva trovato una potente ragione d’interesse, nella vita.

La mano di quella donna, quella mano così bella, così fine, così adorna di gemme e così apparentemente viva, aveva preso la sua fantasia e forse il suo cuore, come nessuna altra cosa, mai, da che aveva senso di ragione. Quella prima notte non aveva più dormito e aveva passato il resto della notte, innanzi a quella scatola aperta, contemplando lo strano oggetto che vi era depositato sul velluto, osservando, ancora, sempre, meglio, tutto ciò che potesse dargli una nozione più chiara. Pian piano, egli aveva dominato la impressione d’orrore che naturalmente produceva su lui e avrebbe prodotto su chiunque quel braccio troncato, tolto al corpo di una donna giovane e certamente bella. Alla morte, a quel pezzo di cadavere, egli non ci aveva pensato più. La più volgare versione, che quell’uomo fosse un medico, un chirurgo e che avesse troncato quel braccio e quella mano a una morta e l’avesse adorno così, per una lugubre fantasia, non gli veniva neppure in mente.

La sua immaginazione e forse il suo cuore vedevano quella mano tagliata come viva, come appartenente a una creatura viva, poco lontana, appartenente ad essa come un oggetto di vestiario che avrebbe potuto riprendere a volontà. Nulla della morte, della sezione, dell’anatomia: nulla del lezzo cadaverico, del taglio sanguinolento, del coltello terribile. Ciò spariva. La mano era così bella, morbida, con un colore così vivace, con una levigatezza di pelle così umana, con le unghie così rosate e lucide, che tutta la tristezza della morte era ben lontana, da essa. Fredda, certo: ma anche sottilmente profumata!

Certo, l’indomani, Roberto Alimena aveva ripreso le sue occupazioni normali, a Roma. Ma a traverso le visite, le gite, le conversazioni, le par-