Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/68

62 la mano tagliata.


— Stranissimi rumori: un grande strusciare di piedi, soprattutto. Una volta, ho inteso come la caduta di un corpo pesante.... mi sono sgomentata.... è vecchio....

— Non sei accorsa?

— Non ho osato. Temo sempre che egli, in un accesso di rabbia mi mandi via. E poi, non faccio la spia, io!

— Fai bene.

— Sto in guardia, ecco tutto. L’ho spesso udito uscire nella saletta, salire le vostre scale....

— Anche io. Talvolta egli mi ha parlato a traverso la porta.

— Voi chiudete sempre con la chiave e col catenaccio?

— Contro mio padre? — disse Rachele, inarcando le ciglia.

— Egli è incapace di farvi del male.... — disse Rosa, misteriosamente. — Ma....

— Ma, che cosa?

— Non mi pare che sia sempre solo di notte, — mormorò Rosa, con voce così bassa che parve un soffio.

— Che dici?

— Dico che qualcuno viene in casa, talvolta, — replicò Rosa, con forza, ma a bassa voce.

— Hai udito ciò?

— Sì.

— Non ti sei ingannata?

— No, signorina, ve lo giuro.

— Forse dormivi, forse sognavi!

— Ero bene sveglia. Ho udito colle mie orecchie, benissimo.

— Dimmi, dimmi tutto.

— È nella notte molto alta, verso le tre del mattino. Si ode, nella via, un fischio, molto dolce e molto lungo, s....

— Dio mio! — disse piano Rachele Cabib.