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428 la mano tagliata.

di lontano, avrebbe potuto mai soggiogare quella di Maria; dovevo nascondermi e nello stesso tempo fare tale sforzo di volontà per uccidere la sola donna che avevo amata. Era un’impresa pazza, disperata, che tentavo solo perchè mi sentivo, anche io, giunto alla fine della mia vita. Proprio, come un pazzo, ho errato per due giorni intorno alla villa di Cowes, come il jaguaro che restringe i suoi giri intorno alla sua preda; e nella notte scendevo nella barca; sul mare oscuro e irato, giacchè eravamo in pieno inverno, fissando i miei occhi ardenti e folli sulla finestra illuminata, quella della loro stanza. La sola idea che quei due si baciassero ancora, dietro quella parete, mi rendeva frenetico e non so chi mi ha impedito di forzare la porta di quella villa, di penetrare in quella camera e di ucciderli uno nelle braccia dell’altra! Non potendo avere la vendetta del leone, avrei avuta quella del rettile. Ella sarebbe venuta alla finestra: e io avrei comandato a lei di buttarsi giù: ella si sarebbe buttata.

«Fu nella seconda serata, in barca, che io giunsi al colmo della esasperazione. Non vedevo nulla, non sapevo nulla, non credevo più alla mia suggestione; e, malgrado tutto, la mia volontà aveva tanta forza, in quel momento, che io mi sentivo spezzare il cranio. Ah, che grido di trionfo, io dovetti soffocare nel mio petto, quando vidi un’ombra bianca apparire dietro i cristalli e fermarsi, colà, e guardare nel vuoto. Era Maria. Era lei. Veniva alla mia chiamata. Non aveva mai voluto obbedirmi, nel sonno ipnotico, quando io le avevo comandato di amarmi; adesso ella obbediva, quando io le comandava di morire.... «Commisi il delitto. Commisi questo delitto così infame che nessun Dio, nessun uomo potrà mai perdonarmi. Ho ucciso a tradimento, col più nero tradimento, una creatura inerme che l’uomo