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rezza e lo inducessero almeno alla indulgenza ed alla carità. Tutto fu vano, tutto.

«Bisogna dire che io, invaso dall’amore, tentavo ogni giorno di esprimerle questa mia passione con le parole più ardenti. Mi sentivo brutto, deforme, laido, e leggevo tutte queste dolorose verità negli occhi di Maria; ma avevo una fede immensa nelle potenze induttive di una grande passione.

«L’ho detto; contavo sul tempo e sulla solitudine; ebbene, mai una volta che io fossi uscito dalla stanza di quella fierissima donna senza portar via uno sgarbo e un maltrattamento. Ella si rideva di me e delle mie minacce; ella mi disprezzava e mi odiava nel medesimo tempo, ma il disprezzo era più forte dell’odio; ella aveva un tal modo di scacciarmi da sè, quand’io me le avvicinavo troppo, che mi faceva rabbrividire di dolore, ma che mi allontanava. Chiunque leggerà queste ultime carte riderà di me; quand’io dirò che quella donna, tenendola in casa mia, sottratta agli occhi di tutti, sola, di cui nessuno avrebbe inteso neanche il grido di morte, rideranno tutti, sapendo che io non l’ho posseduta!

«Ma chi ha amato veramente ed ha sentito l’infelicità del ridicolo, la peggiore di tutte, abbassarsi sul suo capo, potrà comprendermi e non ridere. Questo eterno sasso di Sisifo che era il disprezzo di Maria mi è continuamente ricaduto sul petto, ogni giorno, per quindici anni, ed ha estenuate in me tutte le sorgenti della vita. Io sono stato sempre più ricco e sempre più potente, legioni intiere d’israeliti hanno dipeso da un solo mio cenno, ed io, si può dire, sono stato il loro re occulto e misterioso, capace di mobilizzarne un esercito anche per la soddisfazione di un mio capriccio. A Londra, a Parigi, a New York, dovunque io sono stato, la più nobile clientela ha frequentato la mia