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la mano tagliata. 419

ve che volesse passare sul mio corpo, ma io mi gittai al morso del cavallo, e con una forza straordinaria lo trattenni.

«— Chiunque tu sia, — gli gridai — soccorrici! Dammi il tuo cavallo e la tua carrozza ed io ti darò tutto quello che vuoi! — «L’uomo saltò dalla troika, gittò il suo berretto sulla neve, e mi gridò:

«— Vengo a chiederti Maria, vile rapitore di donne!

«— Essa è qui, — gridai con un riso beffardo. — Ma tu non l’avrai, Jean Straube. — «E, in quell’ora, cento metri lontano dalla mia carrozza, cominciò una lotta terribile fra me e l’amante di Maria. Ci eravamo afferrati così violentemente, che nessuno di noi due aveva potuto porre mano alle armi. Ci stringevamo per soffocarci, ci sbranavamo, ci mordevamo rotolando insieme sulla neve, e se egli era più giovane e più forte di me, io era animato da tale disperazione, che gli tenevo testa.

«Cercavo in tutti i modi di poter prendere il mio pugnale, giacchè in fine sentivo che quell’uomo vigoroso avrebbe preso il sopravvento. Difatti, mentre avevo quasi l’aria di cedere alle sue strette, liberai una mano, e mentre egli mi metteva il ginocchio sul petto per strangolarmi, io lo punsi al collo col mio pugnale.

«Jean Straube morì immediatamente: sentii le sue mani rallentarsi e gelarsi attorno al mio collo. Il suo corpo cadde di piombo a terra, ed io, levatomi dalla sua stretta mortale, riposi l’arme terribile e, preso pel morso il cavallo, lo condussi presso la mia carrozza. I postiglioni mi guardarono sgomenti, ma nulla mi dissero: la lotta era stata breve e lontana. Essi compresero, che io, per amore o per forza, aveva strappato il cavallo e la carrozza al viaggiatore.