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392 la mano tagliata.


— E allora, ditemelo.

— No, signore; ho istruzioni di chiedervi la lettura di tale manoscritto e non di narrarvelo.

— Sta bene, — disse freddamente Ranieri Lambertini, riprendendo i suoi spiriti dispersi.

Il manoscritto di Marcus Henner, quello che conteneva il segreto di costui, era chiuso in una busta di carta-tela, con un suggello grande, nero, su cui erano impresse le armi di Alimena. Dentro, il manoscritto era formato di grandi fogli di carta inglese, minutamente coperti da una piccola calligrafia, in inchiostro così rosso che pareva sangue. Non era una lettera, non era indirizzata a nessuno.

L’ampio primo foglio portava, in cima, certi caratteri strani, appartenenti a qualche lingua ignorata, come il Caldaico e il Siriaco:

     «In nome del Dio nostro, del
Dio di Mosè e di Abramo, in
nome di quel Dio che si chiama
               Jehovah e che è unico

E la confessione, dopo questa invocazione, cominciava così:

«Ho commesso un orribile delitto. Ho ucciso una donna debole, inerte e indifesa. Io solo l’ho uccisa. E il mio delitto si è compiuto in una maniera tanto atroce, che, al solo pensarvi, i capelli si rizzano sul mio capo seminudo, e l’agghiacciato sudore del rimorso ne bagna le radici.

«Questo non è il mio primo delitto, ma è certamente il più grande, il più infame, e malgrado il potere e la bontà di Dio, malgrado che io abbia servito sempre fedelmente il Signore d’Israele, non credo di poter trovare perdono dinanzi al suo trono di gloria. Sono quindici giorni che ho ucciso