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378 la mano tagliata.

spiro uscire dal suo petto oppresso; forse aveva avuto un grande bisogno di respirare l’aria libera del mare. Queste oppressioni, spesso, l’abbattevano. Fuori, dal vano del balcone, la notte era profondamente oscura, ma calma. Un vento caldo, sciroccale soffiava, dopo la pioggia del giorno. In quel vano oscuro, ella si disegnava tutta bianca; mi parve che avesse appoggiato le mani sulla ringhiera del balcone. Io restava ancora in mezzo alla stanza, per obbedirle; così mi aveva ordinato Maria. Poi, a un tratto, quella macchia bianca sparve nel buio. Maria, d’un salto si era buttata giù, udii anche il tonfo molle sulla terra.

«Per un sol minuto secondo dubitai della mia ragione. Un minuto secondo! Ma appunto come un pazzo, corsi al balcone e vidi di sotto, una macchia bianca per terra. Se non mi gettai giù, anche io, è perchè, in un lampo di ragione, pensai che ella potesse essere ancora viva. Passai come un fulmine a traverso la casa, gridando, chiamando soccorso e schiudendo la porta terrena della villa; seguìto dalla cameriera, dal servo, dal medico che, appunto in quel momento, aveva bussato alla porta del giardino, uscii sulla piccola banchina che si allungava per la facciata della casa, sul mare. Trovammo Maria sotto al balcone, esanime. Si era fracassata il cranio, era morta. Un lago di sangue bagnava i suoi bei capelli neri sciolti e insozzava la sua veste bianca. Era morta.

«Non avevo messo più di due minuti per attraversare la casa e il giardino; la mia corsa pazza valse questo: mi valse il corpo di Maria. Giacchè, mentre noi ci affannavamo intorno a quel povero cadavere ed io urlavo dalla disperazione, come un animale ferito a morte, udimmo uno squillante scoppio di risa, dal mare. Malgrado l’ombra, si vedeva una barca grande, peschereccia, che si allontanava a forza di remi e un piccolo uomo a pop-