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372 la mano tagliata.

mi fece segno di tacere. Ella, più tardi, mosse le labbra per un certo tempo.

«Pregava. Io non sono un ateo, sono un indifferente; ma, ogni volta che vedevo pregare Maria, una subita e segreta commozione mi vinceva, e avrei voluto anche io congiungere le mani, come quando ero un bimbo, e dire le orazioni che elevano l’anima a Dio. Quella sera, per un suo gusto, ella aveva voluto che la stanza fosse illuminata in tutti i suoi cantucci, e, talvolta, si guardava attorno con occhio sospetto; più tardi, mi domandò di leggerle qualche cosa, de’ versi di Göethe, dei versi ignoti ai più, e che parlavano serenamente d’oltre tomba.

«Fu mentre durava la mia lettura che ella ebbe un sussulto più forte e impallidì mortalmente: più bianca della veste bianca! Le chiesi che cosa avesse, ancora, affettuosamente; ma ella mi guardò trasognata, passandosi una mano sulla fronte, e non mi rispose. Io continuai la mia lettura, sogguardandola, ogni tanto, impensierito seriamente per la sua salute. Neppure un minuto avrei potuto sospettare di quello che avveniva, a me intorno: non lo avrebbe supposto la fantasia più esaltata! Due o tre volte, mentre io leggeva, tenendo la sua mano nella mia — così leggevamo, la sera, sempre, in una soavissima intimità intellettuale — sentii come un brivido gelido attraversare quella pelle morbida e calma. Ma non le chiesi più nulla, stimavo che ella fosse in un profondo disturbo nervoso, rimastole dal sogno della notte scorsa, e che l’unico rimedio sarebbe stato cercare d’indurre in lei la calma, pianamente, senza che ella istessa se ne accorgesse.

«Ma, presto, dovetti interrompere la lettura, attirato dal singolare aspetto della mia Maria. Ella era in preda ad un’agitazione bizzarra che cresceva man mano e che s’impadroniva totalmente