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la mano tagliata. 31

la proprietà altrui, violando il segreto di uno sconosciuto: ed era lui il gentiluomo perfettissimo, Roberto Alimena! Fremette, quasi avesse il senso di qualche cosa di straordinario che si preparasse.

Ma vinse questo soffio di sgomento. Adesso, bisognava finire il suo lavoro. Tanto, la violazione era fatta. Così sconquassata, non avrebbe mai potuto far credere che la cassetta non era stata toccata. E si mise attorno al secondo cardine, raggiungendo lo scopo più rapidamente. La seconda vite cadde: egli mise la stecca e sollevò il coperchio, che si arrovesciò dall’altra parte, infrangendo la serratura.

Sopra un morbido letto di velluto nero, posava una mano femminile ingemmata. Non solo la mano, precisamente: ma anche un pezzo di braccio, troncato quattro dita sotto il gomito. La mano e il pezzo di braccio posavano nel senso della lunghezza della cassetta: il coperchio, anche di velluto imbottito, ne seguiva tutta la forma e combaciava sopr’essa, come l’astuccio di un gioiello. Per fermarla, però, questa mano, da un braccialetto d’oro con un grosso zaffiro stellato, due catenine si saldavano a due anelletti, sul velluto del fondo: e la mano restava immobile, soffice e non ispostabile.

La mano tagliata e ingemmata era bellissima. Lunga, con le dita affusolate e separate, come quella dell’amante del divino Raffaello, aveva delle linee perfette. Era anche posata artisticamente, col polso appoggiato al velluto, con la palma leggermente sollevata e la punta delle dita appena appoggiate, in una giacitura composta, lieve, quasi immateriale. Le unghie, rosee, lucide, riflettevano il chiarore della lampada: erano lunate e tagliate a mandorla: l’orlo della carne se ne staccava, con eleganza.

La mano non era nè rosea, nè bianca: era co-