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fare una resistenza forte, da parte della infelice prigioniera, a questo viaggio: dicevano i due servi che Marcus Henner, infine, amava la sua prigioniera e che essendone continuatamente trattato male, era giubilante quando poteva fare qualche cosa che le piacesse. Egli credeva così di potersela accattivare! Ma avrebbe ella voluto pregare Marcus Henner di lasciarla a Londra? E Marcus Henner, così pauroso di perderla, così sospettoso, non avrebbe immaginato qualche cosa a questa domanda? Lewis mi faceva dire per mezzo di John e di Dick Leslie, che io avessi scritto una seconda lettera alla prigioniera, scongiurandola a usare la sua maggiore influenza sullo scellerato gobbo perchè egli la lasciasse a Londra, in quel breve periodo; ed ella sarebbe fuggita nella notte istessa in cui Marcus Henner fosse partito per Dublino! Scrissi questa lettera, in preda a una agitazione terribile. Pensate, amico mio, che io non conoscevo Maria; che ella non mi conosceva; e che avevo avuto persino l’imprudenza di scriverle una prima folle lettera d’amore! Scrissi. La pregai, in ginocchio, in nome di sua figlia, in nome della sua salvazione, d’ingannare Marcus Henner, l’uomo che la teneva prigioniera da quindici anni!

«Passarono così, caro Ranieri, tre mortali giorni, in cui non ebbi risposta alle mie lettere, in cui non seppi nulla e in cui persino la fenomenale pazienza di Dick Leslie mi parve alquanto scossa. Però John si faceva vedere dal detective ogni giorno e gli aveva detto che il ritardo del viaggio di Marcus era causato da convegni notturni che aveva dovuto avere con ebrei che venivano, nientemeno, che dalla Russia e dalla Persia! Ma John aveva anche soggiunto che l’Henner avrebbe potuto partire improvvisamente, come aveva l’abitudine di fare, talvolta; e che bisognava stare in guardia. Anzi, Marcus Henner era triste e collerico, da qualche