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sa e oscurissima; sapemmo che egli deteneva in casa una donna, quasi come una prigioniera; sapemmo che egli teneva notturnamente conciliaboli con gente sconosciuta e che su tutta la sua vita si distendeva una grande ombra. In breve, dovetti convincermi che la donna era quella che noi vedemmo con lui, a Roma; la stessa di Londra; seppi che si chiamava Maria, che non era più giovane e che aveva una figliuola.

«L’interessante, per me, era di sapere se costei era la donna dalla mano tagliata! Ma non mi riescì di conoscerlo: più tardi, solo molto tardi, seppi la verità su questo. Quale orribile mistero, amico mio, e che istoria atroce e raccapricciante! Ma io faccio troppe disgressioni, forse? Che volete, non mi riesce di raccontare l’istoria nuda e semplice, troppo della mia vita ci sta dentro! Io tenterò, in seguito, di non divagare; ma se lo farò, voi me lo perdonerete, è vero? Se sapeste quello che io soffro in questo momento e come guardo, con occhi velati di pianto, il Dundee che mi porterà in America!

«Carissimo Ranieri, io non mi sono fatto nessuna illusione sulla riuscita dell’impresa che ero venuto a compiere a Londra; ma dopo aver conosciuto ed aver parlato con Dick Leslie, fui tanto incoraggiato dalla sua sveltezza, dal suo talento, dal suo coraggio, che mi arrischiai nella più singolare avventura della mia vita, senza esitare. E posso dire che debbo a lui il mese più dolce, più soave e più terribile della mia vita. Ma non precipitiamo gli avvenimenti.

«Contemporaneamente al mio arrivo qui, una lettera del professore Silvio Amati mi giungeva, dicendomi che l’inventore di un liquido per conservare i corpi come se fossero vivi, era un dottore ebreo e tedesco, un tale Marcus Henner, che era anche un ipnotizzatore, e che, in quel mo-