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la mano tagliata. 345


— Vostra Signoria è disposta ad apprendere le cose più strane e più dolorose?

— Sono disposto, — disse Ranieri, turbato ed esaltato.

— Cose che muteranno anche la vostra vita, signore?

— La mia vita?

— Sì.

— Sono disposto. Sono un uomo.

— Guarito, è vero?

— Guarito, forte.

— Ebbene. Ecco. —

E Dick Leslie cavò da una tasca interna, un portafoglio così grosso che gli gonfiava il petto, e dal portafoglio tre plichi suggellati di nero, molto voluminosi, tutti e tre.

— Di nero, di nero? ma Roberto è morto? — chiese di nuovo affannosamente Ranieri.

— No, signore, vive. —

E gli consegnò nelle mani i tre plichi Guardando le tre lettere, Ranieri Lambertini ebbe ancora un lungo minuto d’incertezza: gli parve di trovarsi innanzi alla soluzione ultima della sua vita. E, fissando in volto, ansiosamente, Dick Leslie, vide che il volto bonario e ridente era diventato serio e pensoso. Non osando decidersi da sè, gli disse:

— Quale delle tre lettere, credete che io debba leggere prima?

— La terza, diretta a Rachele Cabib, voi non potete aprirla: la seconda, quella di Marcus Henner, serve per completare quella del conte Roberto Alimena. È questa che dovete leggere per la prima.

— Sta bene. —

Difatti, Ranieri lacerò nervosamente la busta su cui si allineava la scrittura fine ed elegante di Alimena, la busta conteneva un manipolo di fogli leggieri di quella carta velina che adoperano gl’in-