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la mano tagliata. 327


— Le hai parlato di me?

— Sì, gliene ho parlato.

— Che le hai detto?

— Che vi ho ritrovato, e che eravate innocente, che l’amavate sempre e che volevate rivederla.

— E che ti ha risposto?

— Nulla, sulle prime. Quando ha inteso pronunciare il vostro nome, si è fatta pallidissima, più pallida del suo soggolo, e non mi ha interrotta, come faceva sempre prima, quando io vi nominava. Poi, quando ho detto che siete miracolosamente scampato da morte, le sono salite le lacrime agli occhi....

— Oh, Rachele, Rachele! — continuava ad esclamar lui, come preso dall’idea fissa.

— Ma, quando le ho detto che voi l’amavate ancora, ella ha chinato gli occhi, e il suo volto mi è parso più duro e più freddo di una pietra.

— Non ti ha risposto?

— Sì, mi ha risposto.

— E, che t’ha detto?

— Mi ha detto queste testuali parole, che così vi riferisco: «Egli non deve amarmi. Egli deve dimenticarmi. Non si amano i morti. Si dimenticano i morti: io sono morta!»

— Oh Dio, oh Dio! — esclamò lui, nascondendosi il volto tra le mani.

— Pure, — soggiunse Rosa — io ho insistito, dicendo che voi volevate vederla; ma ella s’è mostrata sempre della stessa fredda austerità, e mi ha ancora detto: «Digli che non ci vedremo più; che io sono di Dio; che debbo pronunziare i voti tra quindici giorni; e che in quel giorno mi offrirò al Signore, in cambio della pace che Dio gli accorderà.»

— E niente altro ti ha detto?

— Niente altro, per voi.

— Non ti ha parlato di altri?