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306 la mano tagliata.

in cui si era posto così imprudentemente. Co’ nervi calmi, con lo spirito omai tranquillo, egli pensò:

— L’ho voluto, così sia. — E come se il terribile impiccio in cui si trovava non lo riguardasse più, egli si fissò bene in mente il piano topografico e l’orario speditogli da Dick Leslie; scrisse tre lettere brevi, una a Ranieri Lambertini a Napoli al Grand Hôtel, una al suo notaio ed uomo d’affari a Milano, e una terza al segretario dell’ambasciata italiana a Londra. Tutte e tre le lettere erano quelle di un uomo che va alla morte: la prima a Ranieri Lambertini, gli diceva che egli era vittima di Marcus Henner, che aveva incontrato la morte per salvare Maria, la madre di Rachele e che gli legava la sua vendetta. La seconda, al suo notaio, conteneva un breve testamento in favore di molte opere pie e di alcuni suoi cugini, i soli parenti che gli restassero. La terza, all’ambasciata italiana, dichiarava che essendosi posto in un grave intrigo, egli ci lasciava la vita, e additava Marcus Henner come il suo uccisore.

Queste tre lettere, egli le mise nel cassetto della sua scrivania, e lo lasciò aperto. Si sentì, dopo averle scritte, gelido e risoluto. In fondo gli mancava qualunque entusiasmo: ma aveva, in cambio, una volontà ferma di compire l’opera sua, da che vi si era posto.

Aveva troppo sognato e fantasticato in quei due giorni perchè non si fosse in lui inaridita la vena de’ sogni. Si guardò bene attorno, e vide che le raccomandazioni di Dick Leslie erano state tutte eseguite con precisione.

Egli aveva riunito il piccolo corredo da donna, per Maria, aveva chiuso le sue valigie, aveva ritirato il suo denaro dal banchiere, ed avrebbe pagato il conto all’albergo.

Tutta la sua posizione era liquidata! e con la cera di un uomo contento di sè, ma non lieto, egli