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266 la mano tagliata.

nella sera di febbraio, quando io vi vidi, sotto la luce tremula de’ moccoletti, in piazza Venezia, quando vi levaste, nella candida vostra veste, e mi lanciaste un fiore, e mi sorrideste così dolorosamente, guardandomi con gli occhi malinconici e fieri? Maria, Maria! Vi ho seguìta nella notte, correndo affannosamente dietro la vostra vettura, e il vostro caro fantasma sempre più s’allontanava, e un affanno mi stringeva questo cuore che mi portavate via, e vi ho perduta, e tutto mi parve perduto con voi! Ma voi siete qui, in Londra, poco lontana da me, poco lontana dal mio desiderio di dedizione e di adorazione; ma, domani forse, io vi rivedrò, anima mia, mia dolcezza, mia cara donna sconosciuta, bella, infelice, dolente! Oh, quali lunghe storie di dolore io ho letto nei vostri occhi, in quello sguardo, quali torture ineffabili, inflittevi dal mostro che vi serra, vi carcera, vi sottrae all’aria, alla libertà e all’amore! Maria, quanto dovete aver pianto! Che veli di lacrime devono avere appannato i vostri occhi, che amarezze debbono avere inondato le vostre vene e impallidito per sempre il caro volto! Come dovete aver sofferto! Quand’io penso che mentre voi soffrivate, nel tempo trascorso, io, ignaro, lontano, godevo ne’ futili piaceri del lusso, rimprovero a me stesso queste ore vane, e penso che v’ho conosciuto troppo tardi.

«Maria, è troppo tardi? Credete che sia troppo tardi? No, perchè la vita comincia appunto quando comincia l’amore; perchè, se voi sarete mia, se io potrò rapirvi all’orribile mostro che vi tiene, la vostra vita rinascerà, più bella, più forte, novellamente giovane.

«Oh Maria, Maria, voi piangerete sul mio seno tutte le lacrime che non avete ancora piante, e io le rasciugherò lentamente, io bacerò i vostri bei capelli neri, io bacerò i vostri belli occhi neri che