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la mano tagliata. 249

Alimena e al marchese Billia due o tre esempi di processi celebri, in cui l’opera degli agenti era stata volta a volta così tenace, così intelligente, così ostinata e così intuitiva, che i più bei romanzi sensazionali degli scrittori inglesi e francesi non raccontavano nulla di somigliante. L’Alimena gli domandò se i detectives si mettessero mai al servizio di un privato per un suo interesse particolare, cosa che in Italia era proibita legalmente e che in Francia non si otteneva senza gravi difficoltà. Il direttore gli rispose che nella libera Inghilterra questo era un fatto comune, salvo che i grandi detectives, cioè i più capaci, i più furbi, quelli che arrivavano al sommo dell’arte poliziesca erano quasi sempre occupati e non disponibili.

— Eppure io ho bisogno che lei mi dia uno di questi uomini, — soggiunse Alimena con una ferma intenzione di vincere le difficoltà dell’impresa.

— Ho poco personale disponibile, — riprese il direttore. — Ed è poi un interesse grave quello che la induce a tal passo?

— È un interesse gravissimo.

— Di odio, di amore? — chiese freddamente il direttore.

— Di odio e di amore, — rispose Roberto.

— Lei cerca un rivale?

— Cerco un assassino.

— È una donna?

— Sì, anche una donna; ma, prima, l’assassino.

— L’ha egli uccisa?

— Forse ha tentato di ucciderla.

— E dove si trova quest’uomo?

— Io non lo so, signor direttore.

— Chi è?

— Non lo so.

— Non ha lei qualche indizio?

— Qualcuno; ma il vostro detective troverà tutto questo.