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la mano tagliata. 205


— Non vi hanno scritto che qualcuno mi cercava?

— Sì.... — Marcus Henner! Uno spirito infernale! Il mio più terribile nemico!

— Vi amava?

— Sì: lo diceva. Un impostore, un sacrilego, madre, che osava portare il nome del divino Gesù!

— Come?

— Già, si faceva chiamare il Maestro.

— Ma che era?

— Un gobbo, un mostro. Credo che adoperasse la magìa; certo, conosceva dei fascini.

— Dio ci scampi! E gli siete sfuggita?

— Miracolosamente. Ma, vedrete, mi cercherà anche qui.

— Qui, è impossibile. Non si penetra che con un permesso del vicario.

— L’otterrà! Dio mio!

— No. Non temete. Non fu il vicario a raccogliere l’abiura, a mandarvi qui?

— Sì.

— Non sa egli tutto?

— Sì.

— Non gli avete detto che è questo mostro?

— Sì, sì, madre mia, ma temo tanto! Egli è l’origine delle mie sciagure.

— Voi amavate qualcuno, è vero? — riprese lentamente la madre badessa.

— Sì, — disse con voce fievole, Rachele Cabib, abbassando il capo.

— Un uomo libero?

— Sì.

— Un cristiano?

— Sì.

— Vi amava?

— Mentiva! — gridò la novizia, lampeggiando dai begli occhi neri.