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la mano tagliata. 193

detta, è vero: ma mi cerca. E non lo fuggirei, se egli non mi cercasse per un altro.

— L’altro, l’altro! — disse, con voce trepida Rosa.

— L’uomo esecrato, l’uomo infame. Egli è la causa di tutte le mie sciagure. Guai, se sapesse dove sono!

— Che farebbe?

— Chi sa! Ma le mura delle sepolte vive sono salde e qui dentro si spegnerà il nome di Rachele Cabib.

— Grazia Cabib!

— Sì, Grazia: è il novello nome della mia fede, è il nome della mia salvazione. — In questo rientrò la portinaia conversa e annunciò che la madre badessa attendeva la novizia.

— Separiamoci, Rosa, — disse costei.

E le due donne, malgrado la loro diversa condizione, avendo vissuto insieme e insieme sofferto, si gittarono l’una nelle braccia dell’altra, si baciarono, piangendo.

— Addio, Rosa, addio, ti assistano la Vergine e i santi!

— Arrivederci, non addio, signorina. Dio vi benedica! —

E le baciò le due mani, la baciò ancora, sulle guance.

Poi, la porta si richiuse dietro lei, e la novizia, che si era fatta smorta, disse alla conversa, coraggiosamente:

— Andiamo. —

Il colloquio fra la madre badessa e la novizia durò un’ora; quando la cella si riaprì, si vide che la novizia si inginocchiava innanzi a quella vecchia veneranda e che costei la benediceva. E fu detto tutto, giacchè la vestizione da conversa avvenne un quarto d’ora dopo, e alla novizia che aveva preso il nome di suora Grazia, venne data anche la