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la mano tagliata. 187

dendo man mano e il suo bell’orto, tutto pieno di aranci in fiore, ha perduto un poco della sua ampiezza, per darne spazio ai chiostri delle suore.

L’antica tradizione benincasiana stabiliva una clausura assoluta, non solo, ma persino che le suore portassero sempre il velo abbassato, quando escivano dalle loro celle. Esse, pronunziati una volta i voti sacri, non uscivano più, non vedevano più nessuno della loro famiglia e, solo una volta all’anno, la madre o il padre, o qualche altro parente, poteva venirle a trovare. Ma non li vedevano! Non era neppure a traverso la grata, come in altri conventi di clausura, che avveniva la conversazione, ma a traverso il muro. Un colpo al muro e vi si applicava l’orecchio: le voci arrivavano fioche e sorde, stranissime. Per lo più, il parente abbreviava questo penoso discorso; spesso, l’anno seguente non ritornava più. Le Sepolte vive, date a Dio, erano dimenticate dagli uomini.

Il numero di quelle suore era di trentatrè, quanti sono gli anni di Gesù: e le converse erano sette, quanti erano i dolori di Maria. Ma il numero di trentatrè non era mai completo: le suore erano vecchie, molto vecchie e coi nuovi ordinamenti italiani non vi erano molte che dimandavano di fare il noviziato: tanto che, a ogni morte di suora, le altre si ristringevano di più, diventate poche, dolenti di essere in così piccolo numero. Ma il soffio dei nuovi tempi era penetrato anche là dentro, e due converse se ne andarono. Il convento di suor Orsola Benincasa era oramai troppo grande, per le diciotto o venti suore, per le cinque converse; il giardino troppo vasto e i chiostri troppo larghi.

Però, in quell’anno 18.... le suore avevano avuto una bella consolazione. Raccomandate dal cardinale vicario, di Roma, erano giunte due novizie; una lettera giunta alla madre badessa ne ave-