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la mano tagliata. 181


— Non già farti amare da chi ti odia, — diss’ella, guardandolo con occhi di sfida.

— Maria, non mi provocare!

— Non già avere una donna che ti si rifiuta! — ella gridò, al colmo dell’eccitamento.

— Maria! — gridò lui, con tale espressione spaventosa, negli occhi, che ella si arretrò.

— Dio è grande, Dio è giusto, Dio è buono, — esclamò lei.

Un atroce sghignazzìo uscì dalle labbra di Marcus Henner.

— Jehan Straube è morto, ma tu non mi hai avuta, ma io ti odio! Quindici anni di carcere, è vero, ma l’odio, sempre l’odio: quindici anni di viaggi, di fughe, di dimore nei paesi più lontani e più strani, quindici anni senza casa, senza patria, senza nessuno di coloro che amo, in tuo possesso, ma non tua, mai, mai! —

Il gobbo non faceva che guardarla, ora.

— Tu mi dài un appartamento regale, dei servi, delle schiave, dei vestiti magnifici, dei pranzi sontuosi, ma io disprezzo le tue ricchezze e il tuo lusso, venuto da vie diaboliche. Ma io non dormo nelle stanze principesche che tu mi prepari, io mi contento di una cella monacale; io non indosso le stoffe di velluto e di seta che tu mi doni, mi basta una veste di lana bianca; io non comando ai servi e alle schiave, poichè esse sono le tue spie! —

Marcus Henner guardava Maria. La voce già forte, di lei, sul principio di queste invettive, si era venuta abbassando, come se le mancasse il fiato e l’anima. Ella che fissava sempre con coraggio Marcus Henner, adesso, ogni tanto, abbassava le palpebre, come se fosse stanca. Due o tre volte ella vacillò, come se cadesse, e con uno sforzo, tentò di reggersi, tentò di riprendere il suo discorso:

— Tu puoi carcerarmi.... puoi circondarmi di