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la mano tagliata. 171


— Va bene. —

Tutte le risposte erano state date con voce precisa e chiara. Il medico strisciò ancora una volta le sue mani lungo le tempie di Elisa Jackson e poi la lasciò. John lo guardava in atto di profonda ammirazione.

— È un miracolo, un vero miracolo, — mormorò.

— Dio è grande, — rispose il dottore, a bassa voce.

Poi, andò a riprendere il foglio di pergamena scritto tutto di sua mano.

— John, — disse — io vado di là, dalla signora Maria. Tu resta qui, sino a che Elisa Jackson sia risvegliata: l’accompagnerai fuori. Se vengono lettere, telegrammi, posali sul mio tavolino.

— Non debbo venire, di là?

— No, per nessuna ragione. —

Marcus Henner introdusse una chiavettina in un fregio di legno, ad altezza di uomo, nella sua libreria e un pezzo di questa si aprì, come una porta: egli sparve colà dentro e alle sue spalle la falsa libreria si richiuse. Egli si trovò nell’anticamera di un vasto e sontuoso appartamento; era deserto e così deserti tre o quattro saloni, ammobiliati con un lusso principesco, pieni di quadri preziosi, di fiori rari, di oggetti d’arte di prim’ordine. Però, tutto questo era un po’ freddo, come se la mancanza di una donna influisse a dare a quel lusso un aspetto glaciale. Con lo stesso passo eguale, Marcus Henner attraversò una serra a cristalli, ricca di piante d’ogni paese, tutta velata di leggierissimi stoini, con tre e quattro voliere di uccelli. Poi, penetrò in una stanza da letto, anche essa deserta.

Quella stanza da letto era vasta, con due ampie finestre, tutte velate ermeticamente di bianco. Le pareti erano coperte da una singolare stoffa di ra-