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170 | la mano tagliata. |
cus Henner si accrebbe. Non resistendo, si curvò su Elisa Jackson e la baciò lungamente sulla bocca. Appena si sollevava da quel bacio, con gli occhi lampeggianti di desiderio, che fu bussato alla grande porta.
— Chi è? — disse, con voce malferma.
— Io, John.
— Entra pure. — Il cameriere entrò, e subito vide l’addormentata, in dolce atto, così bella e gentile.
— La state guarendo, è vero, Eccellenza? — disse il servo.
— Almeno, crederà di esser guarita, — mormorò Marcus Henner.
E si accostò alla dormiente, prendendole novellamente le mani. Pareva calmissimo, ora; ma i suoi occhi verdi, ogni tanto, lampeggiavano.
— Elisa Jackson?
— Dottore?
— Mi sentite?
— Sì.
— Mi comprendete?
— Sì.
— Volete obbedirmi?
— Sì.
— Dormirete, qui, un altro quarto d’ora.
— Sta bene.
— Quando vi sveglierete, io non vi sarò. Ve ne andrete via, convinta di non avere nessun male.
— Va bene.
— Se durante i due giorni in cui dovrà durare l’obbedienza, vi viene in mente di esser malata, scaccerete questo pensiero.
— Sì.
— Direte a vostro marito e a tutti, di sentirvi benissimo.
— Sì.
— Tornerete qui, fra due giorni.