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la mano tagliata. 143


— E se fosse?

— Ma egli non sospetta che siete voi! ... Come può sospettarlo?

— Ho detto che volevo farmi cristiana e sposare Ranieri Lambertini.

— Perchè lo avete detto? È stata una imprudenza.

— Ero indignata.

— Avete detto che volevate farlo subito?

— No.

— E come può essere lui, quello che ci segue?

— Chi sa! È un uomo misterioso, un mago.

— Non vi sgomentate, — disse Rosa, mentre ella stessa tremava.

— È un uomo capace di qualunque delitto.

— Andiamo, andiamo, — disse Rosa, tirando la sua compagna.

Il passo, per via Due Macelli, si avvicinava. Esse correvano, oramai, quasi perdendo la testa, nell’ombra, inciampando.

— Madonna mia Addolorata, mi voto a voi, — disse pianissima, Rachele.

I passi si allontanarono, subito. L’uomo che pareva le avesse seguite, aveva voltato giù, per l’Angelo Custode, mentre esse salivano su per il Tritone. Come furono in piazza Barberini, un appena diffuso chiarore di alba si vide nel cielo.

— Ci siamo, ci siamo, — disse Rosa.

E quasi rassicurate, certo più tranquille, infilarono via san Nicola da Tolentino. Il conte Ranieri Lambertini abitava nel terzo palazzo a mano dritta. Lo trovarono, naturalmente, chiuso ermeticamente. Sofferenti, si fermarono colà, come in salvo. Oramai, erano fuggite, erano sotto la protezione di un uomo che adorava Rachele Cabib. Rosa, animosamente, bussò un colpo. Nessuno rispose. Lasciò passare qualche minuto; poi, ne bussò due. Di nuovo, nessuna risposta.