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140 la mano tagliata.


— Che dirà vostro padre? — balbettò Rosa, parlando un po’ più forte, ora che si trovavano nella strada.

— Mi voleva dare a colui! — rispose Rachele, fieramente. — Andiamo da Ranieri. —

I lumi delle vie erano quasi tutti spenti. Rosa tremava.

— Signorina, se incontriamo dei ladri.

— Non abbiamo denari!

— Dei malintenzionati?

— Gesù ci aiuterà.

— Anche le guardie potrebbero fermarci.

— Diremo che andiamo alla messa delle sei, all’Ara Coeli.

— È vero. Camminiamo. —

Correvano, quasi. Ranieri Lambertini abitava il pianterreno di un suo palazzo, in via san Nicola da Tolentino, sopra piazza Barberini: lontanissimo, cioè, dal Ghetto. E quelle viuzze erano così tetre e nere, che Rosa correva sempre più, trascinandosi dietro la sua padroncina. Un momento, nella confusione della serva, credettero avere smarrita la via.

Difatti, avevano voltato per due o tre strade che non conoscevano punto; l’ombra della notte impediva che si leggessero le tabelle dei nomi. Due volte, Rachele Cabib si erse in punta di piedi, per discernere qualche lettera, sulle lastre di marmo, ma non potè:

— Dove siamo? — chiese a Rosa, stringendosele al braccio, fortemente.

— Signorina, non so bene. Qui sembra un forno. —

A un tratto, un uomo alto passò rapidamente accanto a loro, con le mani in tasca, fischiettando.

— Domandiamo a quell’uomo, — disse Rosa, affrettando il passo.

— No, per amor di Dio! — mormorò Rachele, a cui battevano i denti.