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128 la mano tagliata.


— Dico che i cristiani valgono molto più di voi; che voi siete un impostore! — ella gridò, al colmo dell’esasperazione.

Marcus Henner diede un’occhiata terribile a Mosè Cabib. Costui si levò e disse alla figliuola, con voce tremante:

— Rispettalo, rispettalo, egli è il Maestro.

— Egli usurpa un nome sacro! — rispose lei, decisa a giuocar l’ultima sua carta.

— Come! — gridarono i due uomini, nello stesso tempo.

— Sì, lo usurpa. Il nome del Maestro lo ha portato una sola persona, divina, e nessuna lo porterà, mai più, senza essere un impostore, — ella replicò, a denti stretti, come una tigre pronta a mordere.

— Tu parli di Gesù! Tu parli di Gesù! — gridò il padre, avanzandosi verso lei, in atto di colpirla.

— Sì, — ella rispose, senza batter palpebra.

Anche Marcus Henner si era levato. La sua deformità, ora, pareva cresciuta: egli pareva più storto, più gobbo che mai. Una espressione d’ira tremenda e impotente contorceva il suo viso che sembrava quello di un mostro.

— Volete farvi cristiana, è vero? — sibilò la sua voce, fra i denti.

— Sì, — replicò la giovinetta, imperterrita.

— Maledetta.... maledetta.... maledetta, — balbettò il vecchio Mosè Cabib, vacillando, con voce soffocata nella strozza.

— Io mi farò cristiana, padre, — ella soggiunse, chinando gli occhi per non vedere lo strazio di suo padre.

— Morrai, prima.... prima.... — Morrò, ma cristiana, — ella soggiunse, fermamente.

— È lui, è Ranieri Lambertini che v’induce a