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108 la mano tagliata.


E così continuarono a scherzare, andando ancora in su. Adesso le carrozze diradate accendevano dei lumi di bengala, come pure sopra i balconi, e gli ultimi cesti di fiori semivivi, quasi appassiti, volavano. Allora, accadde un fatto curiosissimo.

Le carrozze che seguivano il corso dei fiori, tutte le volte che arrivavano alla fine del Corso, in piazza del Popolo, giravano intorno all’obelisco, per prendere la fila del ritorno e l’affollarsi delle vetture era stato tanto durante la giornata, che, spesso, le stazioni in piazza erano state lunghe; tanto che, varie volte, piazza del Popolo, era parsa trasformata in una platea di equipaggi. Ora che la sera era caduta, e le vetture erano diradate moltissimo, non si aspettava più tanto. Difatti, la carrozza di Héliane Love dove erano anche Roberto Alimena e Ranieri Lambertini si fermò solo un pochino intorno alla fontana. Lo spettacolo era fantastico. Tutte le carrozze ferme avevano accesi dei bengala e su certe tribune di legno, in piazza, fatte per il pubblico che voleva godersi il corso dei fiori, anche vi erano accesi dei bengala: luci verde, rosse, bianche ondeggiavano sull’obelisco, sulle muraglie e sugli alberi del Pincio, sull’acqua della fontana, sulle facce degli astanti.

— Quanto è bello, quanto è bello! — gridò Héliane Love, battendo le mani in piedi con uno slancio puerile d’ammirazione.

In questo, una carrozza a due cavalli, aperta, padronale, sbucò dalla porta del Popolo, come se venisse da villa Borghese, a quell’ora, o dall’aperta campagna, dalla via Flaminia. Camminava al trotto e al trotto passò presso l’equipaggio di Héliane Love. Dentro vi era una donna, cioè una figura di donna tutta avvolta in un vestito bianco di lana, a larghe pieghe, simile ad una tonaca; un mantello bianco copriva questa veste, un mantello am-