Pagina:Serao - Il romanzo della fanciulla, R. Bemporad & figlio, Firenze, 1921.djvu/270

266 non più


fermava un braccialetto di perle e smeraldi al polso di Rosina, il dono della comare; Ciccillo Santangelo aveva posato sul letto un astuccio di cuoio rosso, dove erano riposte una posatina di argento e un bicchiere, il dono del compare al bambino. Poi Rosina diede di nuovo il piccolo cristiano a Grazia, le due donne si baciarono, e sulle braccia di Grazia, il piccolino andò in giro.

Fu portato prima al bacio del padre, Vincenzino Sticco, che osò appena sfiorargli la guancia, per paura che il mustacchio grosso lo facesse piangere; poi a quello della nonna, che gli fece un segno di croce sulla fronte e sul petto; poi alle ragazze Astianese, le giovani zie, poi, in giro, a tutte le signore. La puerpera seguiva questa presentazione con lo sguardo, sorridendo un poco, e abbassando il capo, quasi ringraziando, a ogni frase di tenerezza, che tutte quelle persone rivolgevano al cristianello. Ed era un concerto: il piccolo con la faccina minuta, col nasetto abbozzato, con quella smorfietta della bocca, con quella molle peluria bionda che spuntava di sotto la cuffietta, sulla fronte, con quella delicatezza di ditini irrequieti, inteneriva tutta la società. Lo baciavano pian piano, per non fargli male, per non farlo piangere, gli dicevano delle paroline di amore, quei piccoli nomi che il cuore femminile inventa: le ragazze lo guardavano curiosamente, come un oggettino raro.

Tommaso, il servitore, andava intorno, con vino e dolci: offrivano, per giuoco, dei confetti al cristianello serio serio, e il compare Santangelo voleva fargli bere del Marsala, per avvezzarlo presto, diceva. E degli