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scuola normale femminile 205


— Volete dirmi il vostro nome? — chiese bonariamente la signorina Judicone.

— Isabella Diaz — rispose la infelice, sempre ferma in mezzo alla stanza.

Giustina Marangio sghignazzò a quel nome, malignamente: la Diaz levò malinconicamente su lei, le sue palpebre senza ciglia.

— Vi sederete all’ultimo banco — soggiunse la decuriona — fatele un po’ di posto. Mazza. —

La Diaz traversò la classe e andò a sedersi, in punta in punta, conservando il suo cuffiotto sformato e tenendosi stretto alla cintura il sacchetto: la Mazza si era rigettata verso il muro, con un moto di disgusto. Dopo un minuto, il soprannome inventato da Giustina Marangio, circolava: La scimmia spelata, e mormorato, ripetuto, detto all’orecchio, la Diaz lo intese e non arrossì, nè impallidì.

— Diciamo l’orazione — intervenne caritatevolmente Judicone.

— Sì, diciamola, poichè il Signore fa ritardare oggi Radente — esclamò Caterina Borrelli.

— Radente sarà morto — aggiunse Carolina Mazza, che lo detestava.

— Oh, volesse Iddio! — finì Annina Casale, la pia e buona creatura, che il professore non poteva soffrire.

— Diciamo la preghiera, signorine — ripetette la decuriona spaventata.

Il professore era lì, sulla porta. Tutte quante si alzarono, fecero il segno della croce e recitarono a voce