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nella lava 187


conìa, non pensando più nè alla recita, nè all’amore. A un certo momento, mentre si diceva di quella immensa terza lava che, con passo sicuro, inflessibile, scendeva verso Napoli, Ida, tutta tremante, mormorò:

— Perchè non si espone San Gennaro? —

Le ragazze della musica, le due Fusco, Elisa Costa, Gelsomina Santoro erano riunite in casa del maestro Pantanella, che voleva far cantare loro un coro buffo: ma la casa del maestro era al Ponte di Chiaia, in su, con un balcone donde si scopriva tutto il golfo: dal pianoforte attorno al quale erano riunite, con altre ragazze, si vedeva il bagliore immenso dell’eruzione, esse non potevano cantare, erano continuamente distratte, volevano correre al balcone, attirate, affascinate. Cantarono: ma le voci morivano nella gola; le Fusco avevano una cugina a Resina, la Costa compativa quel povero don Giuseppe Froio, la cui vigna di Ottaiano era rovinata, lo avevano incontrato nel pomeriggio, pallido, commosso, con le lacrime agli occhi, seguito da donna Franceschina che piangeva. E Gelsomina Santoro, sentendo che vi era pericolo per Napoli, domandava a tutte:

— Ma perchè non si espongono le reliquie di San Gennaro? —

Le Galanti erano sulla riva del Chiatamone, presso l’albergo Washington, insieme con Maria Jovine: l’avevano strappata di casa, dove era in continue convulsioni, dicendole che, dopo tutto, era meglio vedere. La circondavano, mentre ella abbassava il capo, paurosa, nervosa; e sua madre cercava di rassicurarla, ecco, se il pericolo cresceva, sarebbero partite l’indo-