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174 nella lava


che egli cercava Enrichetta per aprire il ballo. E alla musica pestata dal gobbo sul pianoforte, le coppie si slanciarono, e Enrichetta vide che Arturo ballava con Eugenia Malagrida, senza mai guardare dalla sua parte, come vergognoso: vide che Eugenia avea nei capelli, un po’ radi, ma artificiosamente acconciati dalla pettinatrice, un bottone di camelia bianca, simile a quello che ella aveva tolto ad Arturo.

Un dolore acutissimo la fece impallidire, mentre insieme alle coppie che ballavano, facendo tremare il pavimento, con l’allegrezza della gioventù spensierata le pareva che tutta la sala girasse. Gennaro Mascarpone bel giovane, dalla pronunzia francese dolcissima, dall’aria pretensiosa, le offrì di ballare, egli era il direttore della sala, faceva il tiranno, si accaparrava le ragazze, ballava infine più degli altri: ella rifiutò col capo, non avendo la forza di parlare, guardando sempre girare Eugenia grossa e dura come un tronco, nel suo vestito nuovo di velluto nero, con Arturo Ajello, dall’aria malinconica che andava al cuore delle ragazze. Gaetanino Ceraso, l’ingegnere che cantava le canzonette buffe, ebbe un intuito di quel dramma intimo, arrivò sino a Enrichetta, le chiese a bassa voce:

— Perchè non girate il waltzer?

— Perchè non mi piace — rispose ella, indispettita.

— Via, via siate buona, fate un giro con me — soggiunse lui, dolcemente.

Ella lo guardò, commossa per un minuto secondo, intuendo che egli aveva indovinato: fu lì lì per accettare, per vendetta contro Arturo. Gaetanino aspettava: ma ella se lo rivide innanzi, come un momento