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160 nella lava


raggiungendo subito il loro equipaggio: essa non stava bene che seduta, nella carrozza, nelle feste e al teatro: tutte le gioconde attività giovanili le erano inibite, questo le dava una grande attrazione di malinconìa.

Elvira Brown, suo marito, il vecchione ingrugnato e nauseante, il suo bel fratello con la sua gentile fidanzata, Margherita Falco, se ne venivano via, i due amanti non dandosi il braccio, ma camminando allato, con le mani che si sfioravano: Elvira e il suo marito che le dava braccio, dietro, muti, il vecchione battendo forte il bastone sul terreno duro della Villa, preso da una profonda collera gelosa, poichè dietro di loro si udiva il ticchettìo della sciabola dell’ufficiale, che li seguiva.

— Non verremo mai più in questa Villa, — aveva borbottato il vecchio Brown, con la voce fischiante fra la dentiera falsa.

— Mai più, — aveva risposto sua moglie, umilmente, frenando le lacrime che le salivano agli occhi e la soffocavano.

E attraverso i viali, più rada ma continua, ricominciava la sfilata dei vestiti bianchi femminili. Annina Casale e Caterina Borrelli, che abitavano accanto alla Madonna dell’Aiuto, dopo aver comperato delle paste al Caffè di Napoli e aver bevuto dell’acqua con lo sciroppo d’amarena, per affogare la malinconia, venivano via anch’esse, dicendo insieme dei versi di Aleardo Aleardi, il Monte Circello, dove si parlava di Corradino di Svevia:

Un giovinetto pallido e bello....

tanto più che il nuovo studente di Annina, era un biondino smorto. Le Fusco, ritornate ai chiarori della ro-