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nella lava 153


— Sono tanto carine, specialmente quella coi ricci neri, — disse Carluccio Finoia, che si voleva vendicare della sua fidanzata.

Costei lo guardò ferocemente: da quel momento, per tutta la serata, Carluccio e Carolina non fecero che litigare, ora dicendosi delle ironie sanguinose, ora dandosi delle ingiurie gravi: le sorelle lasciavano fare, come se non ci fossero. Una di loro, intanto, Concettella, voltandosi verso il grande circolo che avevano le sorelle De Pasquale, credette aver fatto colpo su Pasqualino Jacobucci, un dottorino che forse, fra tre o quattro anni, quando avesse avuto una clientela, avrebbe sposato la più piccola delle De Pasquale: e Concettella, dai denti macchiati dallo scorbuto, dalla magrezza malaticcia, dalle tempie vuote di capelli, cominciò a fare la sentimentale, occhieggiando, appoggiando la testa alla mano, facendosi vento lentamente.

Le De Pasquale vestite di bianco, con dei nodi di velluto nero e certi cuffiotti alsaziani di velo bianco con nastri neri, con le sopracciglia tinte e le labbra sboccianti, rosse come il melagrano, erano carine e chiacchierando si rovesciavano sulle sedie; ridevano per far gonfiare la gola bianca, come facevano nelle commedie, mostrando i dentini. Giusto allora Giovanni Laterza, uno studente calabrese, pieno di quattrini, che quelle ragazze volevano a forza far recitare, malgrado la sua durissima pronuncia, per pompa aveva fatto venire, dal caffè di Mariano Vacca, le granite di amarena, per tutti quanti: e questa mostra di generosità faceva rivoltare tutti quelli che passavano. Le Sauges erano furiose, nessuno offriva mai loro un