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nella lava 145


tutti i loro comodi, facendo arrabbiare tutte le altre. A quell’ora, litigando fra loro, strillando, tutte scalmanate, arrivarono le sorelle Sanges: cinque sorelle, figlie di un impiegato municipale, più o meno brutte, straccione, chiassose, coperte di gioielli falsi, di vesticciuole ritinte, di merletti fatti a mano, di cappellini quattro volte rimodernati, le scarpette tinte con l’inchiostro, per nascondere le screpolature. Ed erano tutte innamorate, furiose, si rubavano i fidanzati, litigavano come tante serve, odoranti di cipria grossolana, senza guanti, danzatrici ardenti, pettegole atroci, del resto poverissime. In fine dei conti, quando furono a comperare il biglietto, nessuna aveva i quattrini: dopo essersi insultate fra loro, tutte e cinque andarono a parlamentare fragorosamente, col signor Canavacciuolo, che le lasciò entrare, nella sua bonarietà di napoletano.

II.

Dolcissima ai sensi, soavissima al cuore era scesa sopra Napoli la sera di settembre. Alte, nitide, con un tremolìo vivo scintillavano le stelle: dalle finestre spalancate sull’ombra, dai balconi dove qualche ombra bianca contemplava la sera, fiotti di luce uscivano: dalle terrazze venivano suoni amorosi di chitarre e di mandolini e voci cantanti con lunghe nenie sentimentali: per tutto era un odore acuto, penetrante, di fiori nascosti, di piante germoglianti nell’ombra, di erbe

10 — Il Romanzo della Fanciulla.