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144 La veste di seta


tava così dolcemente il nome di madame la marquise aveva amato con sincerità e con profondità Giovanni Serra. Per un giorno soltanto, è vero: ma tutte le ventiquattr’ore erano state sue, di questo amante così giusto e così misericordioso, così appassionato e così leale. Per mesi e mesi, per un lungo volger di tempo, Giovanni Serra aveva amato invano, sentendo volta a volta la tenerezza, la pietà e il disgusto per quella creatura che nulla aveva di stabile e nulla di serio, in sè, per questa leggiadra donnina che aveva una volubilità disperante, per quest’anima senza forza e senza nobiltà: ma niente, niente aveva potuto distaccarlo da una immagine così seducente, da un fantasma così infinitamente caro. Paziente, amoroso, Giovanni Serra aspettava sempre che una grande ora venisse, un’ora trasformatrice che fondesse l’impuro metallo dell’anima di Emma Lieti e rigettandone le scorie, ne traesse il divino gioiello dell’amore; mentre la capricciosa donnina seguitava a cambiar vestiti, ad amoreggiare superficialmente, a flirtare, a mutar cappellini,