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Giuoco di pazienza.

La giovane donna si chiamava Tecla, nome duro e schioccante. Era bassa, senza nessuna nobiltà di statura, malgrado portasse la testa ritta e le spalle cadessero benissimo. Era pienotta senza esagerazione di rotondità, e pareva molto svelta nel suo busto strettissimo. Forse con l'abitudine aveva presa quell'aria di sveltezza che sembrava naturale. Si moveva con facilità, con certe mossettine carezzose che stavano bene al suo corpo di bambina felice. Aveva naturalmente un bel braccio, un po' corto, ma graziosamente rotondo, con un'attaccatura molto fine che indicava quanto fossero delicate le ossa sotto quella carne soda e fragrante di salute. La mano