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sacrilegio 143


mentre dicevano e giuravano d’amarsi, era uno squilibrio, una contraddizione, un’altalena pazza. Istintivamente, i nomi degli altri ritornavano in campo: si guardavano in volto, spaventati, come se vedessero apparire un fantasma. Dapprima finsero anche la gelosia per convincersi che si amavano; e indifferenti si tormentavano, facendosi delle scene furibonde dove l’esaltazione era tutta di cervello, dove spasimavano per un altro dolore, dandogli la forma della gelosia. S’ingiuriavano brutalmente. Ma in fondo ghignava la coscienza, mormorando: non me ne importa niente, non me ne importa niente.