Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
all’erta, sentinella! | 41 |
persona lo divideva da un altro campo, accanto. La madre si fermò e irrimediabilmente stanca si buttò a sedere sull’erba. Il bimbo guardava l’erba e i fiori e il mare, come pensando, troppo pensoso, troppo serio, per la sua età. Un acuto odore di rose era nell’aria, quelle rose delle quattro stagioni che germogliano in un giorno, intensamente vivono per un giorno solo, insieme a un odore di menta, l’erba selvaggia che più si trovava nell’isola di Nisida. Cecilia si rinfrancava dalla stanchezza, mentre il bimbo, in carrozza, quasi sonnecchiava.
— Che profumo di fiori — diss’ella, come fra sè.
Ve ne erano in quel campo, dove stavano, ma più ve ne dovevano essere in quel campo accanto, da cui un muretto la divideva: era forse un orto, che ci avevano messo una divisione? Presa dalla curiosità, si levò su. E ai suoi occhi prima meravigliati, poi sgomenti, uno spettacolo prima doloroso, poi terribile si offrì.
Era un grande campo in declivio: malamente lo chiudeva un muretto di fabbrica, qua e là rovinato e diventato un monticello di sfabbricina, mangiato dall’erba che vi si abbarbicava, corroso dalla pioggia, battuto dal vento, infine una barriera miserabile che si opponeva più al passaggio degli uomini e degli animali e che forse non segnava neppure più il confine di quel campo. Nel campo l’erba cresceva a cespugli ineguali, sul