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all’erta, sentinella! 25

quelli di sua madre, assai tranquillo, innamorato delle immagini, felice quando poteva intagliarne qualcuna, con le sue piccole forbici, assai nitidamente, senza guastare le figurine, senza punzecchiarsi le dita. Restava quieto per ore intiere, solo, seduto in terra, circondato dai fogli sparsi dei giornali illustrati.

— Mario? — chiamò il padre, dopo averlo guardato un po’ con una affettuosa curiosità.

— Papà mio? — rispose il piccolo figlio, levando sul padre i suoi grandi occhi castani, lucenti di bontà.

— Che tagli?

— Certi soldati.

— Sono belli?

— Belli, papà.

— Vieni a darmi un bacio.

Il bimbo si levò subito: era grande per la sua età, ma sottile, sottile come suo padre. Venne a suo padre e gli tese le braccia per abbracciarlo; poi, disciolto, gli appoggiò la testa sulle ginocchia, come se fosse stanco o volesse dormire: il piccolo volto bianco posava, con la leggerezza di un fiore.

— È ammalato? — chiese il padre alla madre.

— No, no — disse lei, subito.

— Fallo uscire — suggerì lui. — Perchè non esci ogni giorno? Gennaro Campanile ha aggiustato la carrozzetta di Mario?

— Sì, sì — disse lei, con voce fioca.