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o giovannino o la morte | 363 |
Anche il giorno Carminella le era sempre intorno, con certe premure che non le aveva mai fatte. E le erano intorno, quando usciva, tutti gli inquilini del palazzo Santobuono, che la chiamavano la sposa: ella sorrideva, la fanciulla, come una febbricitante che ha i gricciori addosso, a cui domandano notizia della sua febbre. Talvolta, quando era Carminella che l’accompagnava, la serva rispondeva lei, con la famigliarità abituale napoletana:
— Con la volontà di Dio, il matrimonio si farà.
Ora, Carminella cercava di attrarre spesso in chiesa la ragazza; e costei che non aveva pace, in nessun’ora del giorno, vi andava volentieri. Il gelo della chiesa le calmava l’ardore del cervello e la preghiera rannodava le fila confuse del suo pensiero. Sì, andava spesso in chiesa, alla mattina e alla sera, al vespro specialmente. Carminella si teneva sempre accanto a lei, come se volesse dirle qualche cosa, sempre: ma la fanciulla la guardava con cera così smarrita, che quella faceva un atto come trangugiasse le parole e taceva. Andavano a vespro ogni sera: l’ora era dolce e i canti delle donne malinconici. Tanto che spesso la fanciulla, intenerita, si metteva a piangere. La sua fibra ormai cedeva, stanca, innanzi alla delusione profonda, innanzi alla profonda amarezza che l’aveva colpita, in pieno amore. Una