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314 o giovannino o la morte


— Non potessi neppure parlare, adesso? — strillò la ragazza, sempre dalla sua stanza.

— Te ne dovresti vergognare, che sei innamorata di quello straccione di Giovannino, straccione, straccione che non è altro!

— A voi non importa — disse Chiarina, mostrando il viso bruno e sottile da una fessura della porta.

— Come, non m’importa? io ti sono mamma, capisci, e comando io!

— Niente affatto: voi non mi siete madre: e quindi non comandate — ribattè Chiarina, mostrandosi in sottana e bustino.

Donna Gabriella, grande, grassa, con un viso rubicondo che la polvere di cipria non arrivava a impallidire, soffocando nel suo busto di raso nero, diventò violetta.

— Te la farò vedere, se comando!

Chiarina si avanzò un poco e quietamente le disse:

— Voi lo sapete: o Giovannino, o la morte.

E rientrando nella sua stanza, per finire di vestirsi, sbattè la porta. Donna Gabriella fu lì lì per correrle dietro, ma si contenne per non farsi andare il sangue alla testa anche di più. Seduta, agitando il cappello nero coperto di piume, nel cui nodo di velluto aveva passato un grosso anello di brillanti, cercava di calmarsi. Nella stanza da letto, occupata dall’ampio letto coniugale di ottone, dove donna