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terno secco 157

fonda e decente miseria che subivano, senza mormorare, che vivevano come talpe, piene di sospetti, piene di diffidenza, domandando tre volte chi era, prima di aprire la porta, schiudendola appena, quando si decidevano ad aprirla, come se stessero alla custodia di un tesoro. Nessuno entrava in casa loro, mai: ed esse non uscivano mai, facendo la spesa di casa sul pianerottolo, alle sei del mattino, quando tutti dormivano. E malgrado fossero le cinque e si avvicinasse l’ora in cui il piccolo giudice gobbo Scognamiglio ritornava dal tribunale, non il più piccolo odore di pranzo usciva dall’appartamento, chiuso ermeticamente. Al terzo piano, dove abitavano donna Luisa Jaquinangelo e la signora chiamata francese, vi era stato movimento fino alle tre, poichè donna Luisa, con una quantità di buone intenzioni o di ragioni affettuose, non aveva cessato un minuto di seccare suo marito, i suoi figli, Pietro il servitore e Concettella la cuoca: ma alle tre, infine, dopo pranzo, si era messa a letto per dormire, non mancando di avvertire che la svegliassero alle quattro, perchè aveva molto da fare. Non aveva nulla da fare, o, come tutti i giorni alle quattro, dopo aver detto va bene, si sarebbe riaddormentata subito: tanto, era per dar fastidio alle sue persone di casa, che alle quattro dovevano chiamarla inutilmente, Dalla parte della signora francese, grande tranquillità, poichè vi era in casa soltanto Tommasina, la serva: salvo che questa era