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all’erta, sentinella! 119

verso giù, in una fratta che copriva uno scaglione dell’isola. E invece di rispondere alla parola di domanda che risuonava, allora, all’erta, sentinella, egli puntò il fucile e sparò. Immediatamente furono intesi due lunghi gridi, strazianti, e intorno intorno, per tutta l’isola, dovunque era una sentinella, la parola violenta, tumultuosa, urlante:

All’arme, all’arme, all’arme, all’arme! Tre o quattro colpi di fucile risonarono, insieme, e propagandosi, intorno all’isola, fu un fuoco circolare di fucili che si abbassavano, sparando, verso il mare, ciecamente, perchè la consegna era di sparare in giù, dove i fuggitivi si dirigevano, gli ignoti fuggitivi. Fu una corona di fuoco e di fumo, intorno all’isola, nella notte, e subito fra il tumulto dell’ergastolo risvegliato, dei soldati comandati da un ufficiale che correvano alla ricerca, si udì il secco scattare dei fucili ricaricati. Tumultuariamente, nei dormitorii, i carcerieri facevano l’appello dei galeotti, per vedere chi mancasse, mentre una staffetta correva velocemente in basso all’isola, per far partire le due barche, alla ricerca. Dappertutto furono riaccesi i lumi, tutta Nisida era in piedi: semivestito, pallido, spaventato della sua responsabilità, il vice— direttore, che suppliva Gigli nella sua assenza, dopo esser passato dal corpo di guardia, assisteva all’appello dei galeotti, nei dormitorii. Costoro, vestiti già, sbalorditi, non udivano l’appello, non rispondevano a tempo, ed era