Pagina:Sequi - In val di Bisenzio, Pichi, Arezzo, 1883.djvu/8


— 6 —


artritici, che mi afflissero per vari mesi. Nel rammarico che io sentiva in me stesso pareami essere immeritevole del nome di italiano, e questo sentimento ridotto quasi a fissazione scendeami di continuo straziante al cuore. Confuso da tante idee, balzai da letto ed indossate negligentemente le vesti pensai sollevare alquanto lo spirito uscendo alla campagna onde cacciare: sveglia un mio compagno, Giuseppe Barbagli, che meco risiedeva, e preso ambedue il fucile scendemmo sulle sponde del Bisenzio, allontanandoci alquanto dalla nostra abitazione. Percorso appena un chilometro forse, il mio compagno volle retrocedere per accudire a qualche bisogno che lo attendeva, ed io, più macchinalmente che volontariamente, seguitai ad allontanarmi inseguendo qualche animale, che il mio fido Tamigi1 faceva sollevare avanti a me: ed è così che circa le ore otto io mi trovava vicino all’antica rocca di Cerbajo, e di fronte al mulino di quel nome: che dista chilometri 4 circa da Vajano.

Il rumore improvviso del tuono mi fece avvertito della scomparsa del sole, che poco avanti era sorto inalzandosi su di un puro orizzonte; e vidi allora rapidamente ingigantirsi una nube che gli stava di contro macchiata d’un cupo tetro minacciando un imminente burrasca. Stava per volgere indietro il passo quando mi sentii chiamare da un tal Pispola mulinaro che ben mi conosceva, e che additandomi il vicino temporale mi invitava a ricoverarmi in sua casa. Vinto dalle grossolane ma amichevoli esibizioni di Pispola, accettai l’invito ed entrato in sua casa dovei aggradire una frugale colazione, che mi fu imbandita prestamente dalle donne di famiglia.

Non appena mi ero posto a tavola che grossi e radi goccioloni d’acqua cadevano per farsi quindi più spessi, e succedersi senza interruzione dando sfogo ad una pioggia che perdurò circa tre quarti d’ora. Cessata la pioggia ripresi il mio fucile e accomiatandomi da quella famiglia, mi accingeva a seguire il mio Tamigi, che festoso saltava innanzi a me, in atto di invitarmi a seguirlo.

Giunto sul limitare della casa che guarda il monte vicino,



  1. Così si chiamava il mio cane da caccia.