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renderebbe inutile anche la diligenza di un castaldo, non sapendo di ciò che conviene farsi, quando e come si faccia :)•( ora, io dissi, o Iscomaco, tutte le altre cose di cui ragionasti stimo di averle apprese, cioè come dicesti che si faceva a rendersi alcuno amorevole, come diligente, come atto a soprastare, come giusto; ma in quanto a quello che hai detto, richiedersi a coltivare i campi di sapere quali lavori, e in qual maniera si abbiano a fare, intorno a questo parmi che il ragionamento ci sia trascorso senza che possa cavarsene alcun frutto; poichè egli è come se tu dicessi che per sapere, e scrivere le cose, che sono state dette, e leggere quelle, che sono state scritte bisogna conoscere le lettere: quando avessi udito questo, avrei imparato, che bisogna conoscere le lettere, ma non per questo saprei niente meglio di prima leggere, o scrivere; così benchè ora dicendomi tu, che per esercitare l’agricoltura sì è necessario sapere come si facciano lo sue opere, di questo agevolmente me ne persuado, ma quando ho imparato questo, non ho già imparato niente meglio di prima ad esercitare l’agricoltura, anzi se dopo avere udito ciò volessi subito por mano a coltivare la terra, ben mi parrebbe di essere simigliante a quel medico, il quale andasse a torno a visitare gli infermi, e non sapesse quello, che si dovesse fare per tornarli sani. Pertanto acciocchè non sia tale, insegnami, dissi,