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la milizia a cavallo sia troppo travagliosa, essendo necessario trattarla in questo modo; bisogna che questo tale consideri che coloro li quali si esercitano ne' giuochi della lotta sofferiscono molti più impacci e di maggior importanza che non fanno quelli che con ogni esquisita diligenza attendono alla milizia del cavaliere. Perche quelli che si esercitano nella lotta, perlopiù sudano; ma nell'esercizio cavalleresco sono le cose per la maggior parte di grandissimo contento. Percioche se uno desidera diventar uccello, non si trova effetto alcuno dell'uomo tanto simigliante al volare quanto l'arte del cavaliere. Appresso ciò la vittoria acquistata guerreggiando è più gloriosa assai che giocando alle braccia; perche di questa vittoria la Repubblica ne sente parte: dimanierache molte essendo le cose che dipendono dalla vittoria, così gl'Iddj coronano le Repubbliche con felicità molto grandi; siche non so imaginarmi se si trova alcun'altra cosa di maggior giovamento che attendere all'esercizio ed all'arte della guerra. Dobbiamo similmente considerare che i corsali avvezzati alle fatiche possono provvedersi il vivere da quelli che son lor di gran lunga superiori e di maggior stima. Non si disdice appresso ciò a coloro che si sostentano, vivendo in Terraferma ed hanno carestia di vettovaglie, andar in corso; perche o bisogna far qualche esercizio, ovvero provvedersi del vitto con le cose già fatte e fornite con le altrui fatiche; altrimenti egli è difficile poter vivere ed istar in pace. Egli deve avvertir oltre di questo, di non andar mai ad assaltar coloro che stima dovergli rimaner superiori; principalmente quando egli abbia alle spalle sito di tal maniera che sia malagevole da passare a cavallo; non andando l'error di pari, così di quelli che fuggono, come di quelli che danno la caccia. Ora io giudico che egli si debba ricordare anco quest'altro avvertimento; perche ci sono alcuni che quando sono per assaltar gente, alla quale pensano sicuramente di essere superiori, l'assaltano con pochi soldati, dimanierache spesse volte intervien loro quello che speravano far altrui; ma quando vanno contra cui pensano di esser inferiori, escono fuori con quella parte di esercito che si trovano avere. Nondimeno io son di ferma opinione che si debba far al contrario; e quando stimerai di rimaner vincitore non devi risparmiare le tue genti [perche niuno si pentì mai di aver vinto da diverse parti]. Ma quando averai da combattere con gente che ti avvanzi di gran lunga e che tu vegga, quantunque per te non si manchi di far ogni cosa possibile, che nondimeno bisogna dar luogo; tengo che sia meglio esser pochi che molti. Ma eleggansi in