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Ma l’opra assidua le bastava appena
Al pan del giorno e a la pigion del mese.
A poco a poco le scemò la lena.20
Ed un arcano brividìo la prese.
Come fior peregrino alla serena
Aura rapito e al sol del suo paese,
Chiusa in angusta e solitaria cella.
Illanguidì la giovanetta bella.25
Ah! se potesse almeno ai dì festivi,
Quando declina ad occidente il sole,
Irne colle compagne ai verdi clivi
Girar sull’erba in rapide carole.
Ah! se potesse pria che ’l verno arrivi30
Il profumo aspirar delle viole!...
Ma lo spettro fatal che la persegue
Sulla porta l’arresta, e a dir le segue:
Per te non corre feria nè festa,
Ogni tuo giorno sacro è al lavor.35
La nostra vita non è contesta
Che di fatica, che di sudor.
Veglia e lavora, paga il tuo pane,
Da mane a sera, da sera a mane.
Veglia e lavora sempre così40
Fino alla fine de’ tuoi brevi dì.
Sempre così!

Un dì che all’opra venne meno il nerbo,
E giacque inferma sul solingo letto,
Vendè la veste che teneva in serbo,45
Impegnò la collana e il braccialetto.
Il sacrificio ben lo seppe acerbo,
Ch’era un pegno d’amor del suo diletto,
Del suo diletto che un destin simile
Trasse a servir tra mercenarie file.50
Quando lasciò le piume, e scarna e smunta
Tornò all’ingrato esizïal lavoro,