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Non ho mangiato niente, mi avvio verso un caffè. E’ una città dove esistono ancora vecchie pasticcerie che ti servono tranches di torte allo zabaione in piccoli piatti di porcellana blu. Incontro quasi subito una giovane amica che veste abitualmente di giallo. Rimango ancora una volta stupito dalla sua fronte spaziosa. Ha trent’anni, un po’ amara, non ancora provata dalle grandi prove della vita, ma, credo ne abbia forti i presentimenti. Le scarpe basse come barchette ballerine, capelli lunghi ondulati, innamorata di suo padre. Marito già dimenticato a casa. Non rientra per il pranzo e cerca di far tardi a cena. Infatti siamo qui che giriamo intorno allo zabaione quasi senza parlare. Nessuno di noi ha qualche interesse al di là di quello che appare, così mi ritrovo a passeggiare sul lungofiume col fiato lungo di chi appanna ritmicamente quella comparsa di luna.
Le coppie che incrociamo assorte e assortite sembrano indifferenti al laconico passaggio, ma sono attenti a ciò che può accadere. L’acqua riflette i raggi luminosi, le ombre adulte si sporgono dal muretto come principi immateriali.
Mi hanno invitato in un circolo culturale, una zona malfamata, presente qualche artista, uno scrittore, un vecchio amico al banco che sorride per niente al mondo. Accanto alla parete, il profilo di una bella ragazza che allude.





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