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414 l'istoria del concilio tridentino


momento d’intimare al tipografo la sospensione della stampa, lasciò poi fare, trincerandosi dietro una sottile interpretazione della legge, in quanto questa vietava non la stampa, ma la pubblicazione di scritti dall’autoritá ecclesiastica ritenuti criminosi1. Cosí l’Istoria rivide la luce; e, una volta stampata, non era certo la Tipografia Elvetica che mancasse dell’abilitá necessaria a diffonderla! Monsignore volle prendersi la magra rivincita di fare ristampare pure in Mendrisio la storia dello Sforza Pallavicino, «e obbligò (c’informa il Bianchi Giovini) i preti della sua diocesi a comperarla, perseguitando quelli che vi preferivano la Storia del Sarpi, abbenché monsignore per mantenersi piú imparziale non abbia letto né l’una né l’altra»2. Da parte sua l’Austria classificò l’opera del frate servita con l’erga schedam e dispose che si negasse il permesso di ristamparla agli editori lombardoveneti che eventualmente ne facessero richiesta.

Quanto alla ristampa promossa dal Barbèra (eppure abbiamo giá varcata la metá dell’Ottocento!) basti ricordare che l’editore fu trascinato addirittura in giudizio. Difatti, su istanza dell’arcivescovo di Firenze, monsignor Umberti, la camera di consiglio di quel tribunale ritenne che, essendo l’opera del Sarpi ex professo di argomento religioso, doveva il tipografo presentarla alla censura preventiva dell’ordinario. Dopo un lungo ed appassionato dibattito il Barbèra otteneva l’assoluzione, in quanto il tribunale giudica l’opera del Sarpi non ex professo religiosa, ma storia civile3.

Considerando adunque questa costante ostilitá all’Istoria, non sembrerá arrischiato di affermare che la ripetuta assicurazione sull’inutilitá dei raffronti col codice servisse a mascherare la precisa volontá dell’autoritá politica o religiosa, o di tutt’e due, che il manoscritto non fosse lasciato agli studiosi, o per timore che dovesse balzarne qualche poco lieta sorpresa, o per lo scrupolo di non prestarsi in nessun modo a favorire interesse e fervore di studio intorno al dannato scrittore. Che se una precisa

  1. Cfr. R. Caddeo, Le edizioni di Capolago, Milano, Bompiani, 1934, pp. 214-217.
  2. A. Bianchi Giovini, op. cit, II, p. 389 e sgg.
  3. Vedi la gustosa narrazione dell’episodio nelle cit. Memorie di un editore. Cfr. anche la memoria defensionale dell’avv. Leopoldo Galletti, La storia del concilio di Trento di Fra Paolo Sarpi non era soggetta alla preventiva censura episcopale, Firenze, Barbèra, Bianchi e C., 1858.