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410 l'istoria del concilio tridentino


Ed alla causa protestante volle indubbiamente recare valido contributo, pubblicando nel 1619 la Istoria del Sarpi, mascherando l’autore sotto l’anagramma di Pietro Soave Polano (Paolo Sarpi Veneto), anagramma che non dovette però essere combinato da lui, se appare nella prima pagina del manoscritto, di mano del Fanzano. Al semplice titolo apposto dall’autore il De Dominis fece seguire le parole c nella quale si scoprono ecc....», in cui sono giá poste in evidenza, piú che il carattere dell’opera, le intenzioni antipapali dell’editore, ribadite poi con tono anche piú aspro nella lettera dedicatoria al re. Questa reca la data del 1° gennaio 1619, ma l’opera dovette certamente uscire parecchi mesi piú tardi1. Della disapprovazione del Sarpi alla pubblicazione resta precisa testimonianza non soltanto nelle notizie dei suoi biografi, ma anche nella lettera scritta in suo nome al De Dominis da fra’ Fulgenzio Micanzio, pochi giorni innanzi che fosse noto il decreto con cui l’opera veniva messa all’indice, lettera della cui autenticitá non mi sembra sia da dubitarsi2.

    predicare. Ultimamente in una predica negò il Purgatorio, ma confessò esservi un certo loco, ove l’anima doppo l’uscita dal corpo va fermarsi senza pattire sino al giorno del giudicio, sopra di che il Re si scandalizò e disse che quello era concetto heretico. Hor il detto Spalato scrive contro il S.mo Sacramento dell’eucharestia (negando la transustanziazione) et altre heresie per farsi credere novo eresiarca, che però non piace alli Vescovi, che cominciano ad odiarlo.» (In A. Luzio: Fra Paolo Sarpi, Documenti inediti dell’Arch. di Stato di Torino, in Atti della R. Acc. delle Scienze di Torino, voi. LXIII, pp. 24-60).

  1. Infatti nel succitato dispaccio (5 luglio) si legge: «Questi giorni [il De Dominis] ha messo fuori un libro in lingua italiana etc..». 11 Gabaleone si preoccupa del fatto che il De Dominis abbia datata la lettera al re «dalla casa di Savoia» e dice di avere fatto sapere all’editore di rimediare in qualche modo, «sendo questo libro curioso sará visto in Allemagna, Fiandra, Italia e in particolare a Roma», perché, non avendo nessuna indicazione che sia la lettera scritta a Londra, si potrebbe «far sinistro giudicio che detta historia sia uscita di saputa di V. A. o de soi ministri».
  2. «Reverendissimo Signore! Io do a V. S. reverendissima questo titolo, poiché sebbene si è messo nel numero de’ protestanti, però sempre le resta nell’anima il carattere sacerdotale ed episcopale, di cui non temè voler ispogliarsene. Il mio P. Maestro Paolo molto si lagna di tal suo eccesso, e moltissimo pure che, avendo a V. S. R. prestato da leggere il suo manoscritto dell’Istoria del Concilio tridentino, che guardava con tanta gelosia, ne abbia tirata di essa una copia, e siasene poi abusato non solo facendola stampare senza il di lui beneplacito, ma ponendole anco quel titolo impropriissimo e quella dedica terribile e scandalosa; e ciò, come siamo bene informati, per motivo d’interesse, non giá di onorare l’autore modesto. Le dico pertanto, Monsignore, che queste non sono le vie per acquistarsi credito, e che il