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350 l'istoria del concilio tridentino


non cesse né a beneficio del re né a favor del clero, ma solo seguí che la vendita fu fatta a prezzo basso, né si cavò piú di doi milioni e mezzo di franchi; somma molto piccola all’importanza delle cose alienate, poiché la vendita fu a dodici per cento, che sarebbe anco stato a prezio vile quando si fosse venduta a ventiquattro. Ed è cosa degna che ne sia fatta memoria qui, che fra li beni alienati uno fu la giurisdizione che l’arcivescovo di Lione aveva sin allora tenuto sopra quella cittá, la qual fu venduta all’incanto e applicata al re per trentamila lire di franchi; se ben, per l’indoglienze che il vescovo fece, li fu poi aggionto per supplemento del prezio un’entrata di quattrocento scudi.

Intorno alla protestazione fatta in concilio scrisse il re agli ambasciatori suoi con lettere delli 9 novembre che, avendo veduto quello che il Cardinal di Lorena gli aveva scritto contra la loro protesta, e la relazione del vescovo d’Orliens di tutte le cose fatte in Trento, aggradiva la protesta e la retirata loro a Venezia; comandava che Ferrier non si partisse di lá sino a novo ordine suo, il qual sarebbe quando avesse avviso che li articoli fossero riformati in maniera che non fossero poste in controversia le sue ragioni regie e della chiesa gallicana. E al Cardinal di Lorena scrisse che egli col suo conseglio avevano conosciuto li suoi ambasciatori aver fatto la protestazione con grande e giusta occasione; perché sí come egli voleva perseverar nell’unione e obedienzia della Chiesa, cosí voleva insieme inviolabilmente conservar le ragioni della sua corona, senza permettere che fossero revocate in dubbio né in disputa, né sottomettersi a mostrarle. Che non si pensasse di sodisfarlo con dire in fine: «salve e reservate le ragioni», volendo sotto questo color obbligarlo a farne constare, perché a questo si opponerá. Che quando esso cardinale averá veduto gli articoli come furono proposti, giudicherá che li ambasciatori non potevano altramente fare che formar l’opposizione; che averebbe ben desiderato che gli ambasciatori gliel’avessero mostrata prima, ma esser iscusabili per l’occasione repentinamente nata, e per le circostanzie che la produssero, e per li